Rimangono ancora molti dubbi sul “nuovo” redditometro e l’autore si sofferma, in particolare, sulle spese medie ISTAT e sugli incrementi patrimoniali. Sulle prime la questione su cui si discute è il loro ambito di operatività: premesso che le spese medie ISTAT rilevano solo per alcune voci della tabella allegata al decreto del redditometro, va rilevato che queste verranno (giustamente) considerate soltanto nel contraddittorio e non nella selezione delle posizioni da sottoporre a controllo. In merito, invece, agli incrementi patrimoniali, la questione nasce dal fatto che la norma non ha voluto più riproporre la previsione del passato, in base alla quale l’investimento si considerava presuntivamente sostenuto con il reddito dell’anno e dei quattro precedenti. Probabilmente, a monte di questa posizione, c’è stata una certa “ingordigia” presuntiva, dato che anche le circolari «Telefisco» del 2011 e del 2012 (la n. 28/E/2011 e la n. 25/E/2012) hanno risposto che tali spese si considerano presuntivamente sostenute con il reddito dell’anno, salva la possibilità di una diversa valorizzazione da farsi nel corso del contraddittorio. È chiaro, però, che questa impostazione lascerebbe troppo arbitrio agli uffici e creerebbe numerose difficoltà ai contribuenti. Sul punto, comunque, si segnala che, da alcune notizie trapelate nei giorni scorsi, sembra che l’Agenzia si “ravveda” e consideri gli investimenti “per quinti”, come in passato. (Il Sole 24 Ore del 13 marzo 2013, pag. 15, Dario Deotto )