Con un’ordinanza del 21 febbraio del giudice di Pozzuoli è stato accolto il ricorso di un contribuente sulla violazione del diritto alla riservatezza del Decreto del Ministero dell’Economia sul nuovo redditometro (D.M. 24 dicembre 2012).
Inoltre, il giudice civile ha ordinato all’Agenzia delle Entrate di cessare la raccolta dei dati relativa alla posizione del contribuente, di comunicare formalmente l’eventuale raccolta dati ai fini del redditometro e, infine, di distruggere tutti i relativi archivi informando il ricorrente.
Questa ordinanza, sebbene relativa ad un caso singolo e, pertanto, non applicabile alla generalità dei contribuenti, potrebbe portare delle conseguenze che potrebbero riverberarsi su altre tipologie di controllo previste dalle norme in materia di accertamento. A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate ha già comunicato che farà appello contro la decisione «… anche perché molte delle spese che lederebbero la riservatezza sono quelle che lo stesso contribuente mette in dichiarazione per ottenere detrazioni». Su quest’ultimo aspetto l’Agenzia ulteriormente evidenzia gli effetti collaterali: «Se si distruggessero le banche dati del Fisco, oltre a inficiare la lotta all’evasione, si rischierebbe di non poter più dare sconti ai contribuenti, proprio perché le spese sono le stesse indicate nella dichiarazione dei redditi per ottenere detrazioni o deduzioni».
Si ricorda che il nuovo redditometro è finalizzato, nella sostanza, ad individuare la corretta capacità contributiva sulla base di questi elementi essenziali:
Questa ordinanza, sebbene relativa ad un caso singolo e, pertanto, non applicabile alla generalità dei contribuenti, potrebbe portare delle conseguenze che potrebbero riverberarsi su altre tipologie di controllo previste dalle norme in materia di accertamento. A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate ha già comunicato che farà appello contro la decisione «… anche perché molte delle spese che lederebbero la riservatezza sono quelle che lo stesso contribuente mette in dichiarazione per ottenere detrazioni». Su quest’ultimo aspetto l’Agenzia ulteriormente evidenzia gli effetti collaterali: «Se si distruggessero le banche dati del Fisco, oltre a inficiare la lotta all’evasione, si rischierebbe di non poter più dare sconti ai contribuenti, proprio perché le spese sono le stesse indicate nella dichiarazione dei redditi per ottenere detrazioni o deduzioni».
Si ricorda che il nuovo redditometro è finalizzato, nella sostanza, ad individuare la corretta capacità contributiva sulla base di questi elementi essenziali:
- le spese di qualunque genere sostenute dai contribuenti, per le quali il primo riferimento è il dato disponibile in anagrafe tributaria;
- la quota di risparmio accumulata nell’anno;
- il delta tra investimenti e disinvestimenti;
- una quota residuale delle spese legata alle medie Istat.
In particolare, proprio quest’ultimo aspetto viene utilizzato dall’ordinanza in commento per demolire il D.M. 24 dicembre 2012. (Italia Oggi del 23 febbraio 2013, pag. 24, Duilio Liburdi, Cristina Bartelli )